Si legge spesso in giro per la rete in merito alla questione “amplitudine” negli orologi da polso.
E più in particolare di come l’amplitudine sia legata, secondo certe correnti di pensiero, all’efficienza, al buono stato di operatività del movimento e alla necessità di sottoporre o meno l’orologio ad un intervento di revisione del movimento.
Una delle frasi più ricorrenti è: “fallo provare al cronocomparatore, se i parametri rientrano in quelli specifici per quel movimento vuol dire che non serve revisionarlo”.
Purtroppo però questo non è sempre vero.
Più correttamente si dovrebbe dire che se l’amplitudine non rispetta i parametri è molto probabile che il movimento necessiti di una revisione (considerando l’intervallo di tempo passato dall’ultima revisione eseguita, o dal numero di anni trascorsi dall’acquisto dell’orologio, in caso di orologi nuovi), ma che se invece questi parametri rientrano nei limiti questo non significa che il movimento sia in ordine.
Per dare un senso a quanto detto, osserviamo questa foto:
Qui c’è il grafico di un movimento di un crono revisionato l’ultima volta a Settembre del 1991, movimento che ha parti senza lubrificante, altre con lubrificante che ha assunto la tipica colorazione nerastra e la consistenza della palta, polvere e impurità sparse dappertutto:
Si vede chiaramente come il grafico e i valori risultino sballati tanto da far propendere per la necessità di una revisione completa (e vorrei ben vedere, dopo 24 anni :D ).
Però…
Però, dopo un piccolissimo intervento, della durata di non più di 1 minuto, (quindi sicuramente non un lavoro di revisione completa), questo risulta essere il grafico:
Come si può notare, è cambiato tutto: grafico, valori, amplitudine, addirittura quasi esagerata.
Non è perfetto ma di sicuro è un grafico che, leggendolo, porterebbe a pensare alla necessità di qualche piccolo aggiustamento e nulla più.
Quindi, secondo certe scuole di pensiero, il movimento è a posto, è in ordine, non serve la revisione.
Il movimento però, è ancora nelle condizioni in cui era prima del piccolo intervento.
Cosa se ne può dedurre?
- che se in un orologio l’amplitudine è nella norma non significa che il resto del movimento lo sia.
- che anche se l’amplitudine è nella norma, un orologio che abbia un certo numero di anni di funzionamento alle spalle è bene aprirlo SEMPRE per controllarne il movimento.
- che certi “commercianti” con qualche scrupolo in meno della norma, coadiuvati da certi “orologiai” compiacenti, fanno passare per “revisionati” orologi che invece non lo sono.
- che questa pratica esiste anche tra i commercianti in nero, quel sottobosco di personaggi che, sotto l’aura del collezionista, piazzano più orologi di un commerciante in regola.
- che in giro per il mondo c’è gente che parla e pontifica senza averne le competenze.
Se poi vogliamo analizzare un altro fenomeno, collegato a questo, c'è da discutere in merito alla consegna della "strisciata", della stampa del grafico del cronocomparatore.
Anche in questo caso, un tempo, quando i cronocomparatori erano meno tecnologicamente avanzati, era prassi presso alcuni tecnici preparare lunghe, lunghissime,striscie di carta di movimenti che funzionavano alla perfezione e dividerle in parti che potesserao essere usate alla bisogna.
Ora, con cronocomparatori più moderni, le stampe dei risultati dei test sono più dettagliate e offrono più dati e questo fenomeno pare sia in diminuzione.
Per concludere, una piccola storia (basata su fatti realmente accaduti, come si legge nei titoli di certi film :-) ) che ha come tema proprio l'amplitudine.
La trovate a questo link: L’amplitudine (piccola storia semiseria e romanzata che potrebbe avere come sottotitolo “a pensare male si fa peccato ma…”)