Testo scritto e curato da Adriano Davidoni -"Longinespassion" (copyright adavidoni@gmail.com)
(la prima parte qui)
Analizziamo ora alcuni documenti:
1. Nel 1924 venne formato lo „standards office (NHS)“ da parte della Federazione degli industriali orologieri presso la Camera di Commercio Svizzera (Comité Normalisation. Pubblicarono diversi standard per la maggior parte relativi a componenti dei movimenti. All'inizio vennero creati 23 standard (norme) i cosiddetti "NHS Standards".
2.Ad oggi gli standards sono più di 160 (NIHS Standards).
3.Nel 1946, sotto l'egida delle Nazioni Unite, fu creata la "International organization of standardization" la cosiddetta ISO. L'obiettivo era il coordinamento dei differenti standards nazionali e la creazione di standards internazionali.
4.Nel 1958 la richiesta di standards aumentò nel mondo dell'orologeria Elvetica. Il „NIHS office“ è operativo da quell'anno, ininterrottamente, da più di 50 anni.
Ecco alcune norme di cui sono in possesso, acquistate presso negozi antiquari di libri in Svizzera.
Fonte : Watch Industry Standards Department (NIHS) Bienne (CH)
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Un esempio dei processi di ricerca nelle case orologiere
Nella sua ricerca molto dettagliata Hèlène Pasquier osserva come il lavoro di ricerca e sviluppo negli anni ‘45-’70 non sia più relegato alle unità produttive bensì sia trasversale e coinvolga diversi attori. Sia all’interno che all’esterno delle aziende (vedi esperienza JLC). Le unità tecniche erano divenute dei luoghi di scambio flessibili dove venivano emulate le attività svolte in altre aziende.
Non lavoravano più “en vase close”…..
Hélène cita , come esempio dimostrativo dei suoi studi e delle testimonianze raccolte , il caso dello sviluppo dell’orologio da sommozzatore “Seamaster “della Omega (svoltosi tra il 1957 ed il 1967).
L’analisi di questo sviluppo è interessante e dimostra la “sinuosità” degli studi svolti attorno al problema dell’impermeabilità.
In effetti il dialogo tra i diversi attori si svolge a 360° e coinvolge non solo gli esperti di fisica ed esperti orologiai dei BT ma ben altre esperienze.
Dal 1957 l’Omega desidera migliorare l’impermeabilità delle casse dei pezzi Seamaster. Le preoccupazioni sono triple. Da un punto di vista commerciale guarda al cliente “somozzatore” , una nicchia che permette di evidenziare le competenze della Maison. Una nicchia economicamente interessante con una potenziale platea molto più vasta rispetto ai professionisti delle immersioni. Dal punto di vista tecnico la maison vuole sviluppare un modello all’altezza delle attese dei consumatori. Infine la direzione aziendale s’interroga sui metodi e sulle attrezzature necessarie al controllo dei pezzi prima della loro commercializzazione.
Nell’agosto del 1957 l’Omega da mandato alla LSRH (Laboratoire Swiss de Recherche Horlògere) per controllare la resistenza dei suoi pezzi ad una pressione di 20Atm. I risultati ottenuti sono convincenti. Parallelamente Omega acquista da Rolex un apparecchio sviluppato da questa società che permette di di controllare l’impermeabilità degli orologi.
Grazie a questa acquisizione Omega diventa autonoma essendo equipaggiata per testare le casse sino a 20 atm.
Nell’agosto del ’58 l’Omega procede a nuovi test su altri tipi di casse. L’analisi dei risultati mostra che le corone ed i fondelli delle cassa Emo sono troppo sottili e non resistono ai test.
Vista la particolarità del prodotto e la singolarità del target/cliente l’impresa prende contatto con un “uomo-rana” di nome Cretton.
Egli abita a Vevey ed è riconosciuto come specialista nelle ricerche sottomarine nella Svizzera Francofona.
Egli spiega le necessità e l’uso dell’orologio da sub nei dettagli , la società si rende conto che sul mercato non esistono prodotti specifici in grado di rispondere alle esigenze di questi specialisti.
La decisione di sviluppare nuovi modelli diventa inderogabile.
In questo periodo non risulta da documenti come in effetti si sia proceduto nello studio e sviluppo della tipologia , sicuramente la maison si è rivolta a cassai terzi per l’acquisto di nuovi modelli di casse.
Omega provvede a migliorare e modificare le casse a disposizione piuttosto che effettuare studi ed analisi sui materiali.
Nel gennaio del 1959 la manifattura “biennoise” consegna dei prototipi a specialisti in ambito marittimo.
La collaborazione con Cretton continua.
Parallelamente l’Omega si rivolge ad un gruppo di sub amatoriali che effettuano immersioni nel lago Leman.
Infine un architetto di Ginevra , il sig. Desoche , mette la ditta in contatto con un gruppo di sub professionisti in Corsica.
I test durano sino al dicembre 1960.
Sembra che la società non abbia mai smesso di studiare nuovi modelli anche durante il periodo di test e di sottoporre gli stessi ai vari professionisti .
Non si conosce la natura ed il volume dei test effettuati.
Non è finita qui…..
L’Omega lavora ad un nuovo apparecchio di misura e controllo dell’impermeabilità.
Nel Giugno del 1959 , tre ingegneri del laboratorio di fisica industriale di Annecy si presentano da Omega con uno strumento da loro sviluppato per la posa dei bilancieri.
L’impresa non accetta la proposta ma sottopone loro il problema dell’impermeabilità delle casse ed il relativo test.
Non risulta alcuna corrispondenza in materia per contro la direzione tecnica annuncia , nel settembre del 1959 , la sua ritiro dalle sovvenzioni al progetto di controllo dell’impermeabilità delle casse per mezzo di un gas liquefatto radioattivo.
Si va avanti da soli e la direzione generale dispensa , nel novembre del 1960 , la cifra di 14.028 franchi per l’acquisto di materiale di controllo.
Nel febbraio del 1961 il direttore tecnico di Omega invita le associazioni dei produttori di casse e devolve loro uno strumento per la misurazione dell’impermeabilità. Omega , in seguito a tale visita , ottiene diversi ordini per la fornitura degli strumenti. Henri Gerber stima che con la produzione di una serie di strumenti i costi di studio e prototipazione degli stessi verrebbero ammortizzati. Un’altra soluzione rimane quella di cedere i diritti a un fabbricante e recuperare così i costi di sviluppo. Il Presidente Charles Brandt preferisce quest’ultima soluzione.
Alla fine del 1961 , molti clienti si rivolgono all’agente generale Utiger le loro lamentele riguardo all’impermeabilità degli orologi. Utiger chiede alla società se non possa essa stessa procedere allo studio di una cassa veramente impermeabile così come fa per i movimenti. , piuttosto che attendere che i subfornitori apportino delle novità sostanziali. Henri Gerber si dichiara d’accordo in linea di principio.
Per 4 anni il problema non viene più menzionato e , secondo la Pasquier , non ci sono documenti riguardo ulteriori studi o progetti sulle casse impermeabili.
Sta di fatto che solo nel gennaio del 1965 l’impresa crea un gruppo di lavoro interno. E’ composto da 6 persone prese dai dip. tecnici e commerciali. Per due anni e mezzo s’incontrano una volta al mese. Il loro obiettivo è quello di studiare e comprendere perché “certaines montres sont étanches dans les laboratoires mais ne le sont plus en milieu marin” , credo non serva tradurre…..
I tecnici conoscono i punti deboli di corona , plexi e fondello ma non se ne interessano direttamente e ne costituiscono materia di analisi. Chiedono agli agenti generali di ritirare e rimandare gli orologi difettosi senza effettuarne le riparazioni richieste. Parallelamente definiscono dei nuovi metodi di test. Mantengono i valori di pressione e di depressione (statici) e delle prove termiche (tra i 10° ed i 50°C). Riflettono circa le misure di controllo che si possono sviluppare per integrare la dinamica dell’acqua nella problematica dell’impermeabilità.
Dal settembre del 1965 il BT e i laboratori dell’Omega eseguono diversi studi :
Innanzitutto essi effettuano analisi e comparazioni con i prodotti commercializzati dalla concorrenza ed i loro fornitori. Testano tali prodotti in modo da analizzare i pregi ed i difetti di impermeabilità delle differenti scelte progettuali effettuate.
Allo stesso tempo s’interessano dei problemi legati alla corrosione. I laboratori sottopongono le casse all’azione di differenti agenti chimici corrosivi. I laboratori ricreano le condizioni reali a cui un orologio è sottoposto (traspirazione) nei paesi caldo/umidi.
Il gruppo studia e sviluppa un sistema di controllo più accurato per testare l’impermeabilità degli orologi. Progettano un sistema con vasca dotata di ruote a pale e getti d’acqua diretti sulle parti più delicate degli orologi. Tali elementi permettono di simulare i chocs e l’abrasione delle acque.
Tale attrezzatura serve a determinare a grandezza naturale i punti d’infiltrazione dell’acqua.
Nel settembre del 1966 il gruppo di lavora constata che il banco di prova dinamica non è ancora realizzato.
Tale ritardo non impedisce al laboratorio di provare quotidianamente gli orologi a pressione e a depressione , circa un centinaio di orologi in 12 mesi.
L’accumulazione delle prove porta l’azienda a concludere che tutti gli orologi da immersione debbono essere controllati anche sulla rotazione della corona di carica.
Tale conclusione si rivela fondamentale nelle prove di laboratorio per l’impermeabilità dei orologi da sub.
In effetti i tecnici realizzano che le infiltrazioni avvengono proprio dalla corona.
Il gruppo di lavoro conclude nel novembre del 1966 in quanto possiede la risposta alla questione : “pourquoi des montres de plongée ayant tous les essais normaux (test statique) coulent encore à l’usage”.
Va ricordato inoltre che il gruppo di lavoro ha condotto degli studi sistematici nel campo delle corone , delle casse , dei vetri e dei giunti.
I tecnici orologiai hanno condotto studi teorici sui vantaggi e gli svantaggi di diversi materiali (metalli , caucciù e plastica). Esperienze pratiche hanno avuto luogo.
I tecnici orologieri hanno studiato l’allungamento delle guarnizioni e dei giunti , la loro resistenza ai fenomeni di compressione, l’invecchiamento e la loro elasticità , i punti di rottura , l’influenza delle temperature , il coefficiente di abrasione , gli effetti della corrosione come pure la resistenza chimica.
Hanno analizzato la singola sostanza e la provenienza della stessa (fornitore). Nel settembre del 1965 il gruppo trae le conclusioni che la resistenza dei giunti varia a seconda della sua durezza. Forti di questa scoperta viene stilato un “cahier des charges” (una specifica interna) circa la qualità dei giunti e la impongono ai loro fornitori. Nel dicembre del 1965 la direzione tecnica riconosce che è la prima volta che essa realizza un lavoro di analisi dei giunti e delle guarnizioni al fine di determinarne le effettive caratteristiche. Prima questo compito ricadeva unicamente sui fornitori.
L’impresa si appoggiava interamente alla sua rete di fornitori.
Nel marzo del 1966 il chimico del LSRH , dott. Jean-Pierre Renaud , in una sua conferenza in merito ai giunti ed alle guarnizioni giunge alle medesime conclusioni del gruppo Omega.
Nel campo dei vetri il processo di ricerca è diverso. I tecnici orologieri sanno che bisogna tener conto dei diversi parametri per la scelta di un vetro come ad esempio la sua dilatazione.
L’orologio da sub subisce una differenza di temperatura tra l’acqua di superficie e quella di profondità.
L’Omega non ha condotto studi a proposito ma si è appoggiata a quelli condotti da LSRH.
Ha scelto tra i prodotti in commercio da parte dei vari fornitori abituali.
Omega ha beneficiato degli studi condotti dai fornitori.
Stessa sorte per le corone, i fornitori delle stesse si sono presi carico degli studi e dei test.
Nel luglio del 1967 gli studi nei tre settori sono terminati.
L’orologio da sub viene giudicato affidabile e l’impresa inizia l’industrializzazione del prodotto.
Questo esempio di Omega viene giudicato interessante dalla Pasquier.
Mostra che le unità di ricerca sono dei luoghi “porosi” (permeabili alle ricerche ed alle scoperte , flessibili , in contatto fra di loro , direttamente ed indirettamente).
L’azienda s’interessa agli utilizzatori finali al fine di capirne le esigenze e li coinvolge facendo fare loro i test sui prototipi nelle situazioni quotidiane.
Lo studio della concorrenza è un’altra fonte di ricerca e confronto.
La ricerca poi si applica tanto ai prodotti quanto ai mezzi e ai metodi di controllo.
La descrizione dei metodi di ricerca marca un netto cambiamento d’attitudine in seno al BT. Sino al 1965 l’impresa si appoggia ai fornitori esterni nel campo dei giunti e delle guarnizioni.
In seguito essa realizza i suoi studi autonomi di ricerca in modo da determinare le caratteristiche di ogni singolo pezzo.
Non fa lo stesso per i vetri e le corone.
Non si conosce la ragione di tali scelte…..
Ecco alcune foto dei vari BT nelle aziende intervistate da Hélène Pasquier:
un esempio di progettazione di una platina (elemento fondamentale per definire "manifattura" una Maison)
infine un' apparecchiatura necessaria alle prove di impermeabilità statica
(Un grande ringraziamento ad Adriano D. un amico e un profondo conoscitore di orologeria Vintage, per avermi dato modo di ospitare nel sito una delle sue ricerche approfondite e dettagliate in merito ai quadranti.)
(la prima parte qui)