Contrariamente
a quanto si creda , i quadranti metallici furono i primi ad essere
utilizzati nel percorso evolutivo dell'orologeria miniaturizzata (XV
secolo).Vi fu un periodo d' uso combinato dello smalto sugli indici di
quadranti metallici finemente incisi (cartouches).
La singola cartouche in smalto porcellanato:
Anche le secondiere si possono trovare realizzate in smalto. Si
trattava della tecnica cosiddetta "champlevé" utilizzata con successo
nella decorazione delle casse degli orologi e dei gioielli. Si passò
quindi all'utilizzo di quadranti interamente in smalto ma con gli indici
in rilievo (delle imbutiture a gobba evidente).
L'uso del quadrante piano comportava una tecnica molto evoluta (che ancora non esisteva) e la moda non lo gradiva.
E'
alla fine del 1700 che fanno la loro comparsa i primi quadranti in
smalto perfettamente piani. A poco a poco gli abili artigiani smaltatori
aprirono le loro botteghe indipendenti dai "comptoirs" divenendo dei
veri "établisseurs" ( tra i primi , con tutta probabilità).
Ecco le immagini dei primi ateliers della Flueckiger di Saint-Imier:
L'arte
del cadranier a smalti era un mix di conoscenze empiriche, esperienza e
"savoir faire" unici e non condivisi con altri.
Solo attraverso le
rigide e chiuse corporazioni una parte della conoscenza e della tecnica
veniva condivisa.
All'epoca lo smalto stesso veniva prodotto
segretamente dai singoli quadrantisti , il tutto rinchiuso nel più
stretto riserbo.
La parte più difficile e che richiedeva una arte ed
una capacità davvero straordinarie era la tracciatura e la realizzazione
delle grafiche.
Con l'avvento della sfera dei minuti ed in seguito
quella dei secondi (due autentiche rivoluzioni), anche la difficoltà
grafica crebbe e la specializzazione divenne indispensabile.
Tutto era
eseguito a mano con l'aiuto di un compasso, un bulino, una lente
(all'inizio s'usava una boccia di cristallo riempita d'acqua) ed un
pennellino mono setola.
I numeri degli indici erano a cifre romane
radiali.
Con l'avvento in seguito di Breguet e di J.A.Lépine gli indici
vennero sostituiti dai numeri arabi stilizzati Breguet o Dauphine.
Durante
la Rivoluzione francese sia il calendario che l'ora vennero cambiati.
Venne introdotta l'ora decimale e ancor oggi si possono ammirare
quadranti riportanti tale suddivisione del tempo.
IL 22 settembre del 1792 tale suddivisione venne abrogata e l'ora riprese ad essere suddivisa in secondi.
Col
passare del tempo la tecnica dello smalto si evolvé e i quadranti,
bianchi candidi, possedettero superfici perfette con la parte finale
leggermente antiriflesso per una migliore lettura.
Le tecniche di taglio
, foratura, fresatura e contornatura divennero via via più
perfezionate grazie anche ai miglioramenti degli utensili.
Le case
orologiere ed i comptoirs cominciarono a richiedere quadranti
personalizzati in base ai differenti mercati di sbocco delle vendite.
Possiamo ammirare nei musei orologi da tasca con quadranti per il
Celeste Impero (Cina), per l'impero Ottomano, per il regno di Persia e
del Siam .
La pittura manuale delle scale, degli indici e dei
contatori videro fiorire artisti inimitabili.
Dotati di certosina
pazienza , una lente , un compasso, un bulino, una lampada a petrolio
con riflettore (quinquet) ed un pennello mono setola, i pittori di
quadranti eseguirono quadranti che altro non sono che meravigliose opere
d'arte.
-C.F.Racine
che nel 1812 decorò un quadrante da 6 linee nella 24a parte scrivendo
il Padre Nostro con la firma "Fait par Charles-Frederic Racine Hanic de
La Chaux-de.Fonds , 1812". Tale meraviglia venne esposta alla NY
exhibition del 1855.
-Il suo rivale principale fu Sylvain
Robert di Les-Ponts-de-Martel (nato nel 1798) famoso per dipingere i
quadranti senza l'uso di lenti d'ingrandimento.
-Altro virtuoso fu Ami Pellaton a la Chaux-de-Fonds.
- Fritz Courvoisier , orologiaio ,
eroe e leader durante i moti rivoluzionari di Neuchatel nel 1848.
Naturalmente
esistevano anche i maestri smaltatori specializzati nella riproduzione
di immagini sacre e ritratti . Tecnica davvero difficile.
Nel 1890 una importante invenzione ampliò lo spettro delle possibilità esecutive nel mondo dei quadranti.
Boulanger
e Maillart , a Ginevra , inventarono un processo fotografico in grado
di evitare la pittura sui quadranti.
Con processo litografico si
preparava il soggetto da dipingere e poi, fotograficamente lo si
riproduceva sul quadrante.
Su quella base si procedeva alla posa degli
smalti. Fu a lungo coperto da segreti.
Nel 1895 comparve la tecnica
della decalcografia.
Sperimentata con scarso successo quella della
decalcomania (troppe difficoltà nella esecuzione) Grenthot a La
Chaux-de-Fonds , inventò con successo l'attrezzo manuale ancora oggi in
uso nell'industria dei quadranti.
Bisogna ricordare però il vero
inventore della tecnica della décalque, tale Salzmann di Le-Locle che
non la brevettò pur adoperandola presso la Zenith con continuità.
I
quadranti in smalto furono eseguiti secondo tradizione bianchi , piani e
con numeri romani o Breguet o Dauphine per molto tempo.
Verso la fine
del secolo XIX e l'inizio del XX si cominciarono a produrre smalti
colorati o i cosiddetti "flinqué".
Questi erano quadranti con smalto
posati su ébauche ornata con motivi guilloché radiali.
Questi vennero esposti alla fiera Nazionale di Ginevra del 1896.
E
così arriviamo agli inizi del XX secolo ed alla ripresa dei mercati ,
al loro sviluppo ed alla scomparsa graduale dei quadranti in smalto.
2.L'EBAUCHE NEL QUADRANTE IN SMALTO
La
tecnica dell'epoca era meno sviluppata di quella analoga descritta per i
quadranti metallici. I metalli utilizzati erano il rame , l'argento,
l'oro ed il chrysocale (lega di rame resistente alle alte temperature).
Veniva
chiamata frappe a causa dei bordi rialzati atti a contenere la pasta
umida stesa.
La curvatura si otteneva con la tecnica manuale del
"martelage" di facile intuizione.
In seguito si procedeva alla foratura
per l'alloggiamento dei piedini di fissaggio al movimento che venivano
poi saldati. L'operazione di saldatura spesso deformava la frappe. Si
poneva rimedio mediante un sapiente " martelage" che riconduceva la
piastra alla forma originale.
La battitura a martello richiedeva l'uso di
uno stampo e contro stampo ( l'antesignano del conio).
Si passava alle operazioni di decapaggio , lavaggio, asciugatura e
lucidatura a specchio della superficie di posa della frappe.
3.LO SMALTO
Sgombriamo
il campo da una denominazione errata dei quadranti in smalto. La
dizione "quadrante ceramico" non é corretta in quanto il materiale con
cui si eseguono gli smalti sui quadranti è posato su metallo non su
ceramica , ha base prettamente vetrosa e le tipologie applicative sono
differenti. Si deve parlare quindi di "smalti porcellanati". Anche a
livello di composizione chimica lo smalto ceramico è diverso da quello
porcellanato.
Lo smalto porcellanato è una materia inorganica di
natura vetrosa , verificabile ad alta temperatura, che viene applicata
su di un supporto in metallo e la cui composizione (simile al vetro) é
formata da silicio , minio e borace. Queste materie , assieme ad ossidi
di metallo (colori) e sali vengono miscelati e fusi ad elevate
temperature (1400/1500C°).
Ne esce la cosiddetta "fritta" che , una
volta raffreddata viene successivamente macinata
La fritta si presenta sotto forma di polvere friabile se il
raffreddamento é avvenuto per tempra in acqua oppure in scaglie se il
raffreddamento é avvenuto fra due rulli metallici. La "fritta" veniva
mondata dalle impurità , prima dell'utilizzo , mediante lavaggio con
l'acqua corrente dentro ad un recipiente in vetro (cible)
Ecco il
lavaggio:
.In
tempi più recenti le fritte venivano fornite già in polvere miscelate
agli ossidi metallici.
Vi possono essere "fritte"adatte a smalti
traslucidi ed altre adatte a smalti opachi a seconda degli ossidi
contenuti. Lo smalto bianco si ottiene con l'addizione di ossido di
zinco o piombo. Prima della posa si effettua un ultimo lavaggio mediante
acido nitrico ed acqua.
La posa dello smalto avviene a umido
mediante la mescola della fritta con acqua. Prima del passaggio in forno
si attende la perfetta essiccazione.
La prima "couche" di smalto
viene stesa sul retro del quadrante ove vengono lasciati puliti a vista i
piedini.
Si chiama contre-émail e di solito ha un aspetto più grezzo e
poroso.
Ha la funzione di bilanciamento degli strati di smalto sulla
faccia a vista del quadrante.
Si iniziano quindi i passaggi dei tre
strati di smalto canonici.
Il primo , di solito più scuro , viene steso e
passato al forno ad una temperatura variabile tra i 600° e gli 850° a
seconda degli ossidi presenti nello smalto. Un tempo piccoli forni a
legna svolgevano questo compito.
forno moderno
.Appoggiati ad una plancia in materiale refrattario, raggiunta la
temperatura di fusione, diventavano incandescenti. Raffreddati all'aria
aperta, bruscamente, assumevano di nuovo il colore prefissato.
La
cottura dava comunque delle deformazioni che venivano raddrizzate
all'uscita dal forno a mezzo di uno stampo in bosso (si eseguiva una
breve pressione).
Si procedeva quindi al controllo delle impurità che
venivano eliminate meccanicamente con un bulino.
Si procedeva poi al
secondo passaggio.
Le modalità di controllo e pulizia erano sempre le
stesse.
Le impronte delle impurità venivano eliminate con la posa
dell'ultimo strato di smalto, il più puro e resistente che permetteva
una fusione perfettamente complanare (aveva uno spessore maggiore).
Tale
complanarità e brillantezza era dovuta alla tensione superficiale dello
smalto in fase di fusione .
A questo punto il quadrante era terminato .
Si procedeva , in certi casi ,a due successive decorazioni speciali.
La
prima era l'incisione a mezzo di bulino della parte centrale del
quadrante con motivi floreali od altro.
L'altra invece era ottenuta
mediante l'uso di acidi coi quali si ottenevano decori molto
raffinati.
4.LA GRAFICA NEI QUADRANTI IN SMALTO
Fino
alla fine del 19° secolo le grafiche sui quadranti in smalto erano
eseguite interamente a mano. In Svizzera si era sviluppata una scuola di
pittura miniaturizzata sui quadranti. Per diverso tempo si procedeva
alla tracciatura della superficie del quadrante in ore , minuti e
mediante i binari al quinto di secondo. Lo strumento principe era il
compasso poi sostituito da appositi strumenti di suddivisione e
centratura.
Una volta "tracciate" le grafiche si procedeva alla loro incisione a
mezzo di "burin" appositi.
Sui solchi di tracciamento si stendeva
l'inchiostro che, successivamente, veniva levato, lasciandone una
certa quantità sugli indici.
A mezzo di micro spatole si procedeva
quindi alla regolarizzazione dei numeri (tradizionalmente a numeri
romani).
Per le scritte invece il pittore procedeva alla scrittura a
mezzo di un pennello dotato di una singola setola.
La
grafica si evolvé notevolmente nel corso dei decenni e alla singola
sfera delle ore vennero aggiunte quella dei minuti ed in seguito quella
dei secondi. Ne seguirono profondi mutamenti a livello grafico e
meccanico. Con la sfera dei secondi fu necessario sviluppare due
tecniche.
La prima fu quella di asportare una parte del quadrante per
poi innestarne un'altra nel contatore dei secondi.
Alla necessità di
spazio per lo sferino si aggiungeva la necessità decorativa altrimenti
non ottenibile di un abbassamento del piano con uno spigolo vivo.
L'altra
, sempre sulla secondina o sui compass dei crono, fu quella di scavare
lo smalto a mezzo di frese molto dure ed a alta velocità al fine di
ottenere lo stesso effetto anche se differenziato nel risultato finale
dall'opacità della fresatura.
Con Breguet si cominciò ad accettare
alcune varianti grafiche degli indici e delle scale.
I numeri Breguet e i
Dauphine si diffusero.
E' in questo periodo che alcuni autentici
artisti della scrittura dimostrarono il loro talento e maestria.
Con
l'ausilio di un pennello mono setola vennero realizzati degli autentici
capolavori oggigiorno ammirabili nei musei.
Motivi in oro a
decorazione dei quadranti in smalto , i cosiddetti "paillons" , vennero
sviluppati attraverso la punzonatura di lamine di metallo prezioso.
Tali
decori venivano posizionati a mano e poi ricoperti da uno strato di
smalto " au fondant".
Con
l'avvento della tecnica della "décalque" i grandi artisti della
scrittura miniaturizzata scomparvero lasciando il posto a quelle che di
seguito si sarebbero trasformate in vere e proprie industrie. La
décalque veniva anch'essa vetrificata mediante passaggio in forno.
A questo punto il quadrante passa nel reparto "percage".
5.FORATURA E TAGLIO
Contrariamente
ai quadranti metallici , in quelli in smalto la foratura al centro per i
canotti delle sfere, la foratura per il canotto dei secondi, la
foratura del/i compass e la contornatura sono le operazioni finali.
Ecco come si presentava il quadrante finito prima del "percage"
Ognuna
comprende più di 20 differenti operazioni in modo da non rovinare i
bordi e non creare fessurazioni alla superficie del quadrante.
Particolare delicatezza riveste la foratura del contatore ad ore 6 ove
poi si procede alla saldatura di un piccolo compass ad un livello
inferiore.
La saldatura, difficilissima, da una mia verifica visuale
sembrerebbe eseguita a mezzo stagno , posteriormente.
Per ultimo si
procede al taglio a misura del quadrante ed alla levigatura dello smalto
sui bordi (non a vista).
I quadrantini dei compass da tagliare:
Foto di quadrante con compass tagliato e successivamente ri-applicato con fissaggio mediante saldatura a stagno:
Ecco il risultato finale:
6.I QUADRANTI :DIFFERENTI TECNICHE
Un cenno alle differenti tecniche dell'arte degli smalti.
-tecnica Champlevé
Di
uso comune nella gioielleria , consiste nell'incidere il metallo a
bulino (con disegni , lettere ecc.) e riempire gli spazi delle incisioni
con dello smalto molto fine.
Portato ad alta temperatura per la fusione
dello smalto, si ottengono decorazioni di grande effetto.
Cito ad
esempio il fondello del Longines Conquest dove il decoro col pesciolino
emerge da un "mare" verde di smalto, oppure i numeri blu o verdi sulle
ghiere degli storici Lindbergh.
Gli indici su di un Lindbergh anni '30 di Ca'Venezze:
Esempio di smalto champlevé su cassa in oro:
-tecnica Cloisonné
Su
una ébauche d'oro vengono forgiati ed incollati con la "gomma
adragante" dei fili d'oro ( oro puro 24kt di spessore circa di 0,05
mm.)che suddividono ,secondo un disegno prestabilito, il quadrante in
spazi separati (cloisons).
All'interno di questi vengono stesi finissimi smalti che per colore e
composizione necessitano di temperature di fusione differenti e , causa i
ritiri , diverse mani di smalto. I passaggi in forno sono tantissimi.La
tecnica gelosamente custodita.
Alla fine il quadrante viene
personalizzato e levigato finemente per lucidare perfettamente la
superficie e per far risaltare i fili d'oro.
- Pitture a smalti
E'
la più difficile e raffinata e necessita di fritte raffinatissime.
Non
si diluisce con l'acqua bensì mediante sostanze oleose.
Ogni sfumatura e
colore ha un passaggio in forno.
Un lavoro infinito che termina con la
"couche" finale cosiddetta "sous fondant".
Ecco un esempio di smalto fine su cassa in oro.
Esempio di quadrante:
7.DIFFERENZE FRA QUADRANTI ORIGINALI E RIPRODUZIONI
Premetto
che anche e soprattutto per i quadranti in smalto è necessario allenare
l'occhio attraverso l'osservazione di ogni dettaglio , più volte. Se
per i quadranti pre 1895 l'osservazione è semplice dato che sono
interamente realizzati a mano , con l'entrata in scena della
decalcografia le cose si sono complicate.
Va citata in questo ambito
la tecnica "façon émail" ove gli indici e le scale sono ottenuti
mediante la tecnica ad épargne. Tali simil-smalti sono presenti in molti
orologi da marina di medio livello.
Da colloqui con addetti ai
lavori legati al mondo del commercio di orologi d'epoca è risultato che
negli anni 80/90 del secolo scorso sono stati eseguiti da una ditta
specializzata diverse "copie" di quadranti in smalto.
Riguardano
soprattutto i calibri 33.3 Omega e 13.33 Longines ( di conseguenza anche
13ZN) ai quali sono stati aggiunte scritte di fantasia o colori
differenti dal bianco per evidenziarne la non originalità.
Parliamo
comunque di quadranti in smalto.
Per riconoscerli occorre osservare:
1.La
grafica della décalque , che è un più grossolana (controllare con un
originale in mano o in una foto portata appresso).
A differenza degli
originali le scritte sembrano più spesse e le grazie mancanti o rare.
Come già controllato in alcuni esempi apparsi, sono risultati evidenti
anche alcuni errori sulle scale crono.
2.La colorazione dello smalto di base a volte non é bianca.
3.
Molto spesso i piedini di fissaggio sono stati risaldati. Di ciò si
nota la mancanza di contre-émail intorno al piedino e la saldatura é di
colore differente.
4.Non ci sono i compass saldati.
5. I compass
fresati non hanno l'aspetto di lavorazione netta e con la superficie
opaca della fresatura e gli spigoli non hanno la tipica curvatura
dell'utensile.
Ecco un chiaro esempio di quadrante in smalto non originale:
Dedico questo mio lavoro ai lettori veramente
appassionati dell'orologeria, assetati di conoscenza e innamorati dei
loro segnatempo. Solo a loro.
Adriano D.
(Un grande ringraziamento ad Adriano D. un amico e un profondo conoscitore di orologeria Vintage, per avermi dato modo di ospitare nel sito una delle sue ricerche approfondite e dettagliate in merito ai quadranti.)
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