Non stiamo descrivendo una corona particolare, stiamo cercando di capire il principio generale di funzionamento della corona sub. Ci sono altri metodi di serraggio della corona e di costruzione della stessa, ma questo è quello che troviamo nella maggior parte degli orologi.
A seguire due schizzi di una corona a vite.
Nel primo schizzo possiamo vedere la sezione della corona:
abbiamo il corpo della corona, quello che si vede, che si maneggia per regolare l’ora o caricare l’orologio, (solitamente ha il logo della maison in testa), e che ha una filettatura interna che andrà ad avvitarsi al tubetto della cassa.
Solidale alla testa della corona c’è un tubetto cavo (T2) che ha al suo interno una molla che spinge su un altro tubetto (T1) sul quale viene avvitato l’albero di carica (AC).
I due tubetti sono in pratica dei cilindri cavi che scorrono l’uno dentro l’altro.
Il tubetto T1 è filettato all’interno, per permettere il fissaggio dell’albero di carica AC.
Qual è lo scopo di questa struttura?
Il primo schizzo mostra la corona quando è aperta, cioè quando è svitata dal tubetto fissato alla cassa (qui non disegnato) per permettere le operazioni di carica, di messa all’ora o di cambio rapido del datario, ove ci sia questa funzione, dell’orologio.
Il secondo schizzo invece mostra la corona quando è stata avvitata al tubetto fissato alla cassa (qui non disegnato) e svolge quindi la funzione di impermeabilizzazione dell’orologio. (Ci sono anche delle guarnizioni all’interno della corona, e del tubetto stesso ma qui non sono state disegnate per non creare confusione).
La corona sub ha un sistema per cui quando si preme per avvitare la corona al tubetto fissato alla cassa, si interrompe il collegamento diretto tra corona e albero di carica, e la corona stessa gira a vuoto per poter avvitarsi al tubetto senza continuare ad agire sull'albero.
Questo è importante più che altro per gli orologi a carica manuale che avrebbero dei problemi quando si dovesse avvitare la corona ad orologio tutto carico e rimanesse il collegamento all'albero di carica.
Si avrebbe così una forzatura, essendo la molla carica del tutto, e si rischierebbe di rompere qualcosa.
Tutto questo avviene in maniera molto semplice, grazie alla particolare forma delle parti terminali dei due tubetti della corona che entrano in contatto, segnate come GT (Giunzione Tubetti) nel primo schizzo, e come ST (Separazione Tubetti) nel secondo.
Queste due parti non sono cilindriche, come il resto dei tubetti, bensì esagonali.
Questa loro forma permette di accoppiarsi e quindi di trasmettere il movimento rotatorio impresso alla corona verso l’albero di carica, quando la corona è aperta.
Quando invece si preme la corona per riavvitarla, i due tubetti interrompono il loro collegamento, come si vede nel secondo schizzo, consentendo alla corona di girare liberamente senza influire sull’albero di carica.
I principali problemi che possono insorgere in questo tipo di corone sono:
-albero di carica troppo corto: la corona di carica continua a caricare anche quando la si sta avvitando al tubetto;
-albero di carica troppo lungo: la corona di carica non si avvita completamente, non garantendo l’impermeabilità oppure si avvita ma l’albero di carica forza sulla corona rompendone qualche parte, o rompendosi esso stesso, o procurando problemi all’alloggiamento della sua parte terminale nella platina;
-corona non avvitata a fondo: causa infiltrazioni con conseguente formarsi di condensa o, peggio, presenza di acqua;
-corona avvitata troppo a fondo: pericolo di compromissione delle guarnizioni, o di problematiche al tubetto, o difficoltà nel successivo svitamento.
Diamo ora un'occhiata alle guarnizioni della corona e del tubetto.
In questo disegno abbiamo la corona in posizione di carica, quindi svitata dal tubetto:
Le guarnizioni sono posizionate in tre punti diversi:
abbiamo una guarnizione detta o-ring ( a sezione rotonda) alloggiata all'interno del corpo della corona (or-c).
All'interno del tubetto troviamo altre due guarnizioni o-ring (or-t) che garantiscono un minimo di tenuta anche quando la corona non è avvitata al tubetto (anche se è vivamente sconsigliabile immergere l'orologio se la corona è svitata).
Infine c'è un'altra guarnizione, a sezione rettangolare, che viene piazzata durante il montaggio del tubetto alla cassa (guarnizione tubetto/cassa) e che contribuisce ad assicurare la tenuta nell'accoppiamenteo tubo-corpo della cassa.
Nel disegno successivo invece abbiamo la corona chiusa, operativa:
Possiamo notare che le guarnizioni del tubetto sono nelle stesse condizioni in cui erano a corona aperta, mentre la guarnizione all'interno della corona (or-c) viene premuta conto il bordo del tubetto, ed è questa che garantisce la tenuta.
Come ultima cosa c'è da dire che questa è una corona che troviamo nei Rolex sportivi professionali. In altri modelli ed in altri marchi, ci sono corone leggermente diverse, quasi sempre con un minor numero di guarnizioni nel tubetto, di dimensioni minori e quindi con guarnizioni proporzionalmente più piccole, con tutte le problematiche che questo può portare: maggiore facilità di rotture, minore resistenza a ripetuti avvitamenti e svitamenti, minore capacità di mantenere comunque una certa tenuta in presenza di piccole imperfezioni o deterioramenti nelle guarnizioni.
E questa differenze portano ad avere diversi gradi di tenuta e diverse profondità o pressioni massime alle quali possono essere sottoposti gli orologi.