Un Longines degli anni ’20 in argento, in condizioni che apparivano più gravi di quanto in realtà poi fossero realmente. La cassa era ossidata, ovviamente, essendo in argento, e anche il movimento presentava pesanti tracce di ossidazione, oltre ad infiltrazioni di acqua che avevano intaccato qualche vite..
Con un po’ di pazienza però, e con l’aiuto di un buon sbloccante, le viti sono state rimosse senza problemi. Anche la vite del tiretto, pur con la testa rotta, si è levata con relativa facilità.
Poi, lavaggio, rimozione delicata di ossidi vari, cercando di non compromettere la finitura superficiale delle platine, lucidatura della cassa, riporto materiale sulle lancette e cambio vetro.
Alla fine, un orologio che si può tornare ad indossare, che non ha particolari caratteristiche di rarità o complicazioni, non un cult del collezionismo, ma forse uno di quegli orologi che danno emozioni nella ricerca e nella sua rimessa in funzione, senza i patemi e le preoccupazioni dei “pezzi da novanta”, un oggetto che può dare ancora qualche soddisfazione al polso.