L'Invar è una lega dal coefficiente di dilatazione
termica bassissimo.
All'aumentare della temperatura di 1° centigrado,
un'asta di Invar lunga 10 chilometri si allunga fra gli 0,8 e i 2 centimetri,
a seconda del tipo di lavorazione con cui è stata ottenuta.
Per contro,
un'asta in acciaio nelle stesse condizioni si allungherebbe di 11 cm.,
una in ottone di 19, una in alluminio di 25,5.
Essendo 10 chilometri corrispondenti
ad un milione di centimetri, le espansioni vengono espresse di solito
in parti per milione per grado di variazione della temperatura.
Esiste
anche una lega chiamata Super Invar con un coefficiente di dilatazione
ancora minore, non più di 0,63 parti per milione e, addirittura, a volte
negativo: la lega cioè si accorcia all'aumentare della temperatura.
L'accorciamento
può avvenire nella misura massima di circa 0,1 parti per milione per grado
di variazione della temperatura (1 millimetro per 10 chilometri ad ogni
grado centigrado di variazione della temperatura).
L'Invar è un acciaio
con un tenore di nickel del 36% circa e con piccole quantità di altri
elementi, aggiunti a scopo di migliorarne la lavorabilità oppure non eliminati
completamente durante il ciclo produttivo.
Le leghe pure sono infatti
sempre difficili da ottenere. In commercio, almeno presso le fonti di
cui siamo a conoscenza, si trovano di solito tre tipi di Invar:
1) Invar 36, poco utilizzato perché molto difficile da lavorare. Il suo
coefficiente di dilatazione termico è di circa 1,6 parti per milione.
La sua composizione chimica è questa:
|
Elementi |
Composizione (% in peso) |
Carbonio |
0,1 Max. |
Manganese |
da 0,3 a 0,6 |
Fosforo |
0,025 Max. |
Zolfo |
0,025 Max. |
Silicio |
0,35 Max. |
Nickel |
da 35 a 37 |
Cobalto |
0,5 Max. |
Cromo |
0,5 |
Molibdeno |
0,5 |
Ferro |
Rimanente |
|
|
2) Invar FM (Free Machining, facilmente lavorabile)
che contiene del selenio e una maggior percentuale di manganese rispetto
all'Invar 36. Purtroppo contiene anche una percentuale doppia di carbonio,
che sembra contribuisca a causare l'instabilità sul lungo termine della
sua struttura e quindi a renderlo soggetto a piccole deformazioni spontanee.
3) Super Invar, contenente una leggera percentuale di cobalto, con coefficiente
di espansione massimo di circa 0,63 parti per milione. Esperienze nel
suo impiego indicano che è il tipo di Invar strutturalmente meno stabile
e quindi maggiormente soggetto a variazioni spontanee delle dimensioni.
Queste si possono comunque minimizzare attraverso un processo di rinvenimento,
cioè di lento riscaldamento dopo la tempera. Il processo porta inevitabilmente
ad una leggera riduzione della durezza della lega.
Come detto, uno dei problemi derivanti dall' impiego dell'Invar
è dato dall'instabilità della sua struttura.
Le dimensioni dell'asta di un pendolo
costruita con questo metallo possono variare nel tempo, influenzando negativamente
la regolarità di marcia di un orologio.
E' famoso il caso di un accuratissimo (e costosissimo) orologio di precisione
Shortt, il Numero 4, che soffriva di questo problema. Nell' orologio di Littlemore
si è cercato di ovviare a questo inconveniente impiegando Invar vecchio di 15
anni nel quale la maggior parte delle variazioni nella struttura dovrebbero
già essere avvenute.
Recentemente, la NASA ha sviluppato un particolare tipo
di Invar, detto HP (High Purity, ad elevata purezza) Invar 36.
E' caratterizzato
da un netto miglioramento sia del coefficiente di dilatazione termica che della
stabilità strutturale rispetto ai tipi di Invar tradizionale. Ne è stata prodotta
una piccola quantità per la sonda Cassini utilizzando polveri di ferro e nickel
con elevato grado di purezza.
Queste sono state pesate, mescolate, pressate
in uno stampo e sinterizzate in atmosfera controllata. Metà del prodotto è stata
estrusa e l'altra metà è stata forgiata a caldo.
Le eccezionali proprietà della lega sembrano dovute alla sua elevata purezza,
soprattutto al contenuto in carbonio inferiore allo 0,01%.
Purtroppo non è disponibile
per l'acquisto! [Dal NASA Technical Support Package "Temporally and Thermally
Stable Iron/Nickel Alloy" per l'edizione dell' Agosto 1995 dei NASA Tech Briefs]
Il materiale esposto ha scopo divulgativo. Può essere distribuito
a patto che venga fatto chiaro riferimento alle fonti dalle quali proviene:
autore originale, Horological Journal, British Horological Institute ed Antica Orologeria Zamberlan.
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