Scempio nell’orologeria in Piazza San Marco
Martin Burgess scrive:
Pieni voti a Renato e Franco Zamberlan per i loro superbamente scritti
ed illustrati articoli sul grande orologio. Pieni voti anche al nostro editore
ed al suo team per averli presentati così bene. La storia non è
di quelle felici.
Per coloro i quali conoscono le meraviglie della Piazza, non servono parole.
Per coloro che non hanno mai vissuto le meraviglie artistiche di Venezia, non
esistono parole, in nessuna lingua umana per dare un’idea di queste meraviglie.
Sfortunatamente per il mondo intero, i signori Brusa e Gorla hanno posato i
loro goffi passi proprio su di essa.
Scrivo in qualità di Membro Eminente dell’Istituto Internazionale
per la Conservazione delle Opere Storico Artistiche. La carica è assegnata
tramite votazione internazionale ed io sono in carica dal 1955. L’IIC ha
rappresentanti in tutto il mondo. Solo in Italia ci sono circa 130 membri. E’
regolato da un severo codice etico riguardante cosa si può o non si può
fare agli oggetti antichi. Lo stesso codice di condotta del British Horological
Institute è basato su di esso. Nessuno dovrebbe mai alterare un oggetto
antico se non per conservarlo per le generazioni future. Se, come accade per
gli orologi, deve funzionare, allora gli unici interventi da fare dovrebbero
essere quelli necessari a tenerlo in marcia. Che sia stato fatto qualcosa a
quest’orologio nel 1858 non dovrebbe essere di rilevanza alcuna, per il
conservatore – è parte della storia dell’orologio e come tale
deve restare, finché ciò è possibile.
Gli Zamberlan non devono argomentare il loro caso. La loro evidenza fotografica
è lì a disposizione di tutti. Ho molta familiarità con
l’atteggiamento tipico del lavoro di Gorla. L’IIC ha passato gli anni
’50 e buona parte dei ’60 a vincere tale approccio nei musei britannici.
Certe persone furono persuase a cambiare, alcune furono spostate altrove, dove
potevano causare meno danni, certe andarono in pensione ed altre morirono.
C’è sempre il rischio, specie quando il “restauratore”
non è un lavoratore dipendente, che si prendano delle scorciatoie e che
solo il lavoro strettamente necessario sia svolto, perdipiù nel minor
tempo possibile. Nel caso in cui si impieghi questo tipo di persona, è
necessario specificare accuratamente i metodi ed i materiali usati.
Brusa è chiaramente un rinomato ed autorevole storico dell’orologeria.
Per me è assolutamente inconcepibile che, se aveva l’autorità
per decidere esattamente cosa doveva essere fatto, abbia suggerito i fondamentali
cambiamenti al sistema di azionamento dell’indicazione digitale dell’ora
ed allo scappamento. Entrambi non erano necessari, entrambi costano un mucchio
di denaro ed entrambi peggiorano la macchina come orologio.
E’ assiomatico che, se si vuole ricavare un movimento intermittente da
un meccanismo dotato di moto continuo, si prende tale movimento dalla parte
che si muove più velocemente. Gli orologiai del 1857 avevano ragione
ad azionare la tàmbura dei 5 minuti a partire dall’albero di scappamento.
Facendolo in modo appropriato, l’energia richiesta sarebbe molto piccola
e difficilmente potrebbe variare. Perché cambiare tutto ciò, visto
che funzionava? O forse la nuova ruota di scappamento e l’albero dell’àncora
allungato precludevano questo funzionamento? C’è moto irregolare
nella parte bassa del treno di ingranaggi, cosicché per quanto bene il
nuovo lavoro sia stato realizzato, lo svincolo delle tàmbure sarà
meno accurato di prima. Ecco cosa vedranno i Veneziani: una grossa somma di
denaro spesa per ottenere un peggioramento.
Gli orologiai che realizzarono il lungo pendolo avevano assolutamente ragione
su tre punti. Primo, lo fissarono su un supporto a muro. E’ una cattiva
soluzione sospendere un pendolo pesante alla gabbia del movimento, per quanto
robusta possa essere. Secondo, l’influenza dello scappamento su un pendolo
dipende dalla lunghezza del braccio della coppia (momento) montato sull’albero
dell’àncora, in rapporto alla lunghezza del pendolo. Un orologio
da torre deve avere dell’energia aggiuntiva per superare le condizioni
avverse, come l’olio addensato d’inverno. Scappamenti piccoli, leggeri
e delicati sono inutilizzabili. L’unica soluzione era usare un pendolo
lungo. Terzo, usarono un’asta di legno.
Il legno è un buon materiale se è stato prima adeguatamente trattato
in modo da renderlo impermeabile all’umidità. In conseguenza della
variazione di lungheza dell’asta fra una calda giornata d’estate ed
una fredda giornata d’inverno, mi aspetterei una differenza di marcia di
circa 5 secondi al giorno. Ora l’asta è d’acciaio e mi attendo
un errore di circa 13 secondi al giorno. E’ questo un miglioramento? Si
tratta di un orologio pubblico e, a differenza di ogni altra grande città
che conosco, Venezia non è molestata dal traffico. La suoneria è
udibile a grande distanza, spesso ho controllato il mio orologio da polso proprio
sulle Zattere. Volevano forse i padri fondatori della città essere derisi
o, più probabilmente, odiati, dopo che sono stati spesi 500 milioni per
fare di questo orologio un segnatempo più scadente? Il temperatore dovrà
controllare e correggere l’orologio almeno una volta al giorno. Sicuramente
non era questo lo scopo.
C’è un altro problema che è stato innescato e che è,
a mio giudizio, molto più serio. E’ caratteristica dello scappamento
a riposo che la ruota di scappamento si debba muovere rapidamente dalla sua
fase di arresto quando il pendolo, e con esso l’àncora, già
si stanno muovendo. Nulla, di massa superiore a zero, si muove istantaneamente
da una fase di arresto, cosicché, per trasmettere il massimo dell’energia
alle leve dell’àncora, i denti o le caviglie dovrebbero essere leggeri
ed il pendolo dovrebbe essere lento. Gorla e Brusa hanno realizzato un sistema
meccanico peggiore, facendo il pendolo più veloce e la ruota di scappamento
più pesante. Con maggiore inerzia, molto dell’impulso si può
perdere, per essere assorbito con un colpo all’arresto dopo una notevole
caduta. Non soddisfatto di ciò, Gorla ha realizzato le caviglie con dadi
ciechi, che non solo sono fatti di un materiale tenero, ma la notevole massa
delle loro teste aggiunge peso alla periferia della ruota, il posto meno opportuno.
Oltretutto, la ricarica automatica può condurre a trascuratezza.
C’era molta caduta nella ruota del 1857, almeno metà del diametro
di una caviglia, ma a quel tempo, e nel 1755, gli orologiai potrebbero aver
usato una ruota di Lepaute. In quest’ultima, il diametro originale delle
caviglie è maggiore, la metà superiore è asportata, come
anche parte della metà inferiore. Ciò da il massimo impulso ed
una caduta di soli 0,5°. Le caviglie sarebbero ovviamente costruite una
per una con acciaio di buona qualità, temprato, rinvenuto e lucidato.
Si tratterebbe di molto meticoloso lavoro, ma il carico sull’intero treno
del tempo si ridurrebbe e l’usura sarebbe molto minore.
Gorla e Brusa faranno funzionare l’orologio aumentando l’impiego di
energia, che usurerà il treno di ingranaggi più velocemente. Questi
personaggi non sapevano nulla della meccanica applicata all’orologeria?
La persona per cui sono veramente dispiaciuto è l’ultimo temperatore,
Alberto Peratoner. Lui crebbe con l’orologio come fece suo padre e, presumo,
suo nonno. Il grande orologio è nel suo sangue. Egli conosce tutto di
esso, i suoi punti di lubrificazione, i suoi segreti. Malgrado ciò, quest’unico
uomo che lo conosce a fondo, fu, ci è stato detto, estromesso dal Comitato
del Restauro. Ovviamente, ogni volta che tornava a casa entrava in una miniera
d’oro. Tremo a pensare quanto possa rendere quell’appartamento nella
Torre in alta stagione. E’ questa la ragione di tutto? A me, certamente,
lo sembra.
Il grande orologio che tutti noi amiamo ha bisogno di attenzioni quotidiane,
come il “Big Ben”. E’ obiettivo di tutti cercare che le cose
siano riportate nello stato in cui erano.