Come funziona un orologio - Nozioni di base
Per apprezzare meglio i nostri segnatempo, cerchiamo di capire almeno per linee generali, come funzionano.
La necessità di avere un orologio, o qualcosa di vagamente simile, è sorta presso i nostri avi, più o meno quando si sono accorti che osservare l’alternarsi del giorno e della notte, non bastava più per contare e controllare lo scorrere del tempo.
Da subito il problema più importante è stato trovare qualcosa che riuscisse a dividere ulteriormente il trascorrere del giorno e dalla notte, ma soprattutto che riuscisse a dividere equamente ed in maniera costante questo spazio di tempo.
Tralasciando meridiane, clessidre, candele ed altri metodi primitivi, i primi veri dispositivi che riuscissero a dividere equamente il tempo e che soprattutto dessero la possibilità di far vedere il trascorreredi esso sono stati il gruppo bilanciere-spirale ed il pendolo.
Entrambi sono fautori di un fenomeno periodico che mantiene una buona costanza del proprio periodo.
Poiché però non siamo nel vuoto, ma in presenza di una forza di gravità, di resistenze ed attriti vari, questo moto periodico è destinato ad esaurirsi, quindi per mantenere questo moto bisogna dotare questi dispositivi di una forza motrice, il classico peso per il pendolo, e la molla, una striscia di metallo avvolta su se stessa e messa in un piccolo cilindretto chiamato bariletto, per il gruppo bilanciere-spirale.
In definitiva un orologio è tutto qui: un dispositivo che si muove ritmicamente ed un altro che fornisce energia per mantenere questo moto.
Tra la forza motrice ed il dispositivo di divisione troviamo tutta una serie di ruote e rinvii che permettono di dividere ulteriormente e rendere fruibile e visibile, attraverso un quadrante e delle lancette, il trascorrere del tempo.
Il pendolo ovviamente sfrutta le sue caratteristiche solo all’interno di un dispositivo non trasportabile, quindi l’ora si poteva leggere solo recandosi nella stanza dove veniva posto l’orologio, o nelle piazze, a leggere l’ora sugli orologi dei campanili. L’altro sistema era quello di attendere il rintocco delle campane che segnavano il trascorrere delle ore.
Ma quando, per svariati motivi non si potesse, o non si volesse spostarsi per sapere che ora fosse, entrava in campo quel piccolo dispositivo che riusciva a dividere equamente il tempo e che non doveva, a differenza del pendolo, rimanere fermo da qualche parte, ma si poteva portare ovunque: il gruppo bilanciere-spirale.
Proviamo ora ad analizzare un movimento di orologio, un semplice carica manuale, per vedere che percorso compie l’energia liberata dalla molla per arrivare al bilanciere.
Possiamolo vedere lo sviluppo su due movimenti, un Unitas ed un Eta (Peseux) 7001. Possiamo notare subito che, nonostante la diversa disposizione dei rotismi, il percorso è sempre lo stesso.
Attraverso la corona di carica (1) andiamo ad agire sulla ruota intermedia di carica (2) ed attraverso il rocchetto del bariletto (3) carichiamo la molla.
Una volta che la molla è carica, inizia il percorso che porterà a far lavorare il bilanciere in modo che questi possa restituire un moto uniforme e costante.
Il bariletto innesta sulla ruota di centro (4) che a sua volta ingrana sulla prima ruota (5), Successivamente troviamo la ruota secondi, (6) che dalla parte del quadrante ha il perno che consente di alloggiare la lancetta dei piccoli secondi.
Dopo la ruota secondi troviamo laruota di scappamento (7) che attraverso l’àncora (8) darà l’impulso al bilanciere (9) che potrà così compiere il suo moto oscillatorio.
Possiamo vedere meglio il tutto in questo schema, che mostra solo le ruote senza i relativi ponti e platine.
Tutto il gruppo di carica è meglio evidenziato nello schema seguente:
l’albero di carica (a) attraverso la coppia carica (pignone scorrevole (p) e ruotino d’angolo (r.a.)) agisce sulla ruota intermedia di carica (r) che a sua volta, innestando sul rocchetto del bariletto (r c) carica la molla che si trova all’interno del bariletto (b).
Tutto questo però sarebbe inutile se non riuscissimo a renderlo leggibile.
Ora ribaltiamo il movimento e vediamo cosa c’è sotto il quadrante.
La trasmissione del moto ed il conseguente spostarsi delle lancette avviene per mezzo del rocchetto calzante (o chaussee) (p.c.) che è innestato forzato sul perno della ruota centro (4).
Il pignone calzante muove la ruota della minuteria (r.m.) che a sua volta trascina la ruota ore (r.o.)
Con un opportuno rapporto nel numero dei denti di queste tre ruote si fa in modo che per ogni giro completo del rocchetto calzante, al quale viene fissata la lancetta dei minuti, la ruota ore e di conseguenza la lancetta delle ore fissatavi, compia 1/12 di giro.
Abbiamo così la lettura delle ore e dei minuti sul quadrante del nostro orologio.
L’ultima cosa che dobbiamo fare è di mettere le lancette dell’orologio nella giusta posizione, quando ci accingiamo a farlo funzionare o per eliminare anticipi o ritardi.
Per fare questo utilizziamo l’albero di carica: quando viene tirato e spostato dalla sua posizione normale di carica della molla, per mezzo del tiretto (t.) e di una leva chiamata bascula (b). fa ingranare il pignone scorrevole p.s. sul ruotino di rinvio r.r. ( o ruota intermedia di messa all’ora)
Il ruotino di rinvio innesta a sua volta sulla ruota della minuteria e fa girare il rocchetto calzante, che come dicevamo, è fissato a frizione sul perno della ruota centro.
Abbiamo così lo spostamento delle lancette.